Noi non riposeremo mai (Mia magazine)

Quest’anno mi capita di collaborare con la bellissima rivista tri mestrale Mia Magazine curata da Gloria Buccino che ospiterà 4 articoli sul teatro scritti da me, sulla musica scritti da Flavio Zanuttini e sui libri scritti da Giovanni Tomai. Ecco qui il primo articolo per il primo numero di marzo, buona lettura!

NOI NON RIPOSEREMO MAI

“I poeti, i pittori, i suonatori e tutti i saltimbanchi dallo spirito indomito di un popolo faranno di tutto per impedire l’arresto del cuore del mondo”, scriveva Izet Serajlic’, il poeta della Sarajevo assediata. Da tempo  queste parole sembrano portare con sé, la necessità di riflettere su quello che sta accadendo nel mondo dello spettacolo dal vivo e su ciò che significa fare questo mestiere. Da un anno, come lavoratori dello spettacolo, stiamo vivendo una situazione complessa che ha fatto emergere ulteriormente le fragilità che già esistevano nel nostro settore e che continuano a colpire non i grandi teatri, da sempre tutelati, ma le realtà più piccole e indipendenti che faticano a sopravvivere nonostante siano portatrici delle più ricche proposte culturali nei vari territori. Ora che i luoghi della cultura vengono così duramente e ingiustamente colpiti, è importante comprendere più che mai che questo mestiere è necessario per il benessere delle persone perché ha a che fare con la bellezza, l’attenzione, l’educazione e la cura che é l’essenza dell’amore stesso, un amore concreto, non impalpabile. Tutto ciò va a nutrire profondamente il tessuto sociale, perciò chiunque abbia scelto di fare questo mestiere non deve essere considerato un peso ma una risorsa. La situazione che stiamo attraversando ha spinto i lavoratori del settore ad incontrarsi, per costituire insieme una rete di realtà, alternativa ai modelli già esistenti, che ponga le basi per un cambiamento oramai fondamentale, creando un coordinamento che funga da collettore per i bisogni specifici di ognuno, che permetta la crescita di nuove collaborazioni, che diventi punto di riferimento per gli artisti del territorio regionale e nazionale e che sia in grado di costruire un dialogo propositivo con gli enti istituzionali. Questo movimento collettivo che parte dalle realtà indipendenti, dal settore tecnico e da chi da anni ha scelto di lavorare nelle zone più marginali dello spettacolo costruendo “altre geografie teatrali” piene di senso e di bellezza, è ciò che di buono e necessario si sta consolidando da un anno. Solo un percorso comune e condiviso può portare nuove soluzioni e direzioni e quando gli uomini cambiano insieme, cambia la storia.

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