Primo premio al concorso di Poesia, prosa e arti figurative A. Musco Messina
“Quona maso n’cono n’cudeka”
Ci vuole pazienza per riuscire a guardare negli occhi della lumaca
Il progetto nasce da una storia vera. Il racconto è dedicato ad una ex ragazza soldato che vive in Costa d’Avorio e che ho conosciuto lavorando al progetto di un’operatrice che da anni si occupa delle ragazze vittime della guerra in Africa.
É anche il desiderio di elaborare uno studio sulla figura di Medea intesa come archetipo: donna sapiente che viene sradicata dalla sua terra concreta e mitica, per essere portata in un luogo senza centralità ed umanità, ed esserne poi, bandita. Questa Medea nasce da un mare di carta stracciata, da rive abbandonate e da un deserto di macerie ed immondizia. Racconta la sua storia ad una bambola-figlia costruita con la stessa immondizia e le due “donne”, la madre e la figlia iniziano un viaggio attraverso i ricordi. Aysha, come Medea, arriva a compiere l’infanticidio distruggendo la sua piccola bambola, come chi non è più soltanto vittima della violenza ma ne diventa complice e partecipe. Ma c’è per lei una salvezza alla fine…
Lo spettacolo è patrocinato da Amnesty International e cerca di sostenere il progetto “Ripartire” di Lisa Candotti, progetto di reinserimento e riavvio al lavoro per le ex ragazze soldato delle città di Abidjan e Bouakè.
Parco di S. Osvaldo Udine, via Pozzuolo 330 ore 21.00
per la rassegna estiva di TSU Teatro Sosta Urbana
RITRATTO DEL LEONE
Willie “The Lion” Smith
voce, suoni, effettiAida Talliente
fender rhodes, organo, synthkorg ms20 Giorgio Pacorig
live painting Cosimo Miorelli
Tratto da‘Ritratto del Leone Willie “The Lion” Smith’ di AmiriBaraka
Una produzioneHybrida Space
“Li ho suonati tutti
barrel house, ragtime, blues,
dixieland, boogie woogie, swing,
bebop, bop, persino classica.
Non fa la minima differenza
il nome che i critici o i giornalisti musicali
ci appiccicano sopra.
E’ tutta musica ed è tutta un’espressione dell’animo umano”.
Willie “The Lion” Smith
RITRATTO DEL LEONE
“Ragtime significa: musica suonata da chi non conosce la tastiera del piano. Il suonatore di ragtime stuzzica i tasti facendo ciò che gli viene in mente perché è fanatico, presuntuoso e molto aggressivo, fino a quando non arriva qualcun altro e si mette a suonare davvero. Allora egli diventa docile come un agnello. Ora, la differenza tra il suonatore di ragtimee un pianista vero, sta nell’aver dimestichezza con le progressioni eil sapersi muovere con entrambe le mani”.
Willie “The Lion” Smith, il suo piano, la sua musica, le sue funamboliche esecuzioni e non solo, raccontate attraverso quadri sonori, in cui le sue parole, la poesia di AmiriBaraka,i rumori dell’ambiente e una musica che a volte arriva all’urlo, costruiscono situazioni diverse, frammenti di vita. Un film sonoro in cui le sue composizioni vengono “usate” in modo libero;scomponendole, rielaborandole eintrecciando stili diversi dal blues al ragtime e all’elettronica, cosi come lui faceva con ogni melodia.
Tutto questo ci apre una domanda a cui non abbiamo ancora trovato risposta: “Ma cosa abbiamo mai tanto da urlare se urlare, il più delle volte, non serve a niente?”
Il mondo sarà sempre pieno di cinguettatori, ruttatori, saltimbanchi e vecchi cialtroni con i loro pifferi rotti a scorrazzare per le strade delle città.
venerdì 27 luglio, ore 21.00 Antica chiesa di Santa Croce, Casarsa della Delizia (PN)
lettura scenica
coordinamento e regia di Massimo Somaglino e Fabiano Fantini
in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini e Teatro Club Udine
per la rassegna LUSIGNIS del Comune di Casarsa dlela Delizia
con
Luca Altavilla
Fabiano Fantini
Daniele Fior
Renato Rinaldi
Marta Riservato
Marco Rogante
Massimo Somaglino
Aida Talliente
Nel 1978 il Gruppo Teatro Lavoro di Venezia presentò per la prima volta a Casarsa il dramma teatrale di Pasolini, che narra una vicenda di storia tutta casarsese, rimasta nella memoria collettiva di questa comunità. A distanza di 40 anni verrà riproposta una lettura scenica basata sul testo definitivo, dopo un’attenta comparazione tra i diversi manoscritti dell’opera, che la curatrice Graziella Chiarcossi pubblicherà prossimamente. Nella suggestiva ambientazione della Glisiuta di Santa Cròus vedremo buona parte degli attori impegnati nell’allestimento scenico del 1995 che aveva la regia di Elio de Capitani: Massimo Somaglino, Fabiano Fantini, Luca Altavilla, Renato Rinaldi, Marco Rogante, Marta Riservato, Aida Talliente, Daniele Fior.
Nell’antica chiesa di Santa Croce si trova la lapide votiva che ricorda l’invasione turca del 1499, vicenda da cui Pier Paolo Pasolini trae ispirazione per la stesura del dramma teatrale in friulano I Turcs tal Friúl. La chiesa di Santa Croce, col trepido diminutivo di glisiut, che le fu attribuito dopo che ebbe perso il ruolo di chiesa principale, rimane per Pasolini legata al mistero della fede pura e antica del mondo contadino.
Crist pietàt dal nustri pais.
No par fani pì siors di chel ch’i sin
No par dani ploja No par dani soreli. Patì çalt e freit e dutis li tempiestis dal seil al è il nustri distìn. Lu savìn. Quantis mai voltis ta chista nustra Glisiuta di Santa Cròus i vin ciantàt li litanis, parsè che Tu ti vedis pietàt da la nustra çera! Vuei i si ‘necuarzìn di vèj preàt par nuja: vuei i si ‘necuarzìn qe tu ti sos massa pì in alt da la nustra ploja e dal nustri soreli e dai nustris afàns. Vuei a è la muart c’a ni speta cà intor.
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