Miniere

 

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MINIERE

2012

di e con Aida Talliente

tromba Mirko Cisilino

disegno luci Luigi Biondi

fotografie in scena Danilo De Marco

scenografia Tommaso Pascutti

grafica Massimo Staich

una produzione di Aida Talliente

in collaborazione con La Casadargilla di Roma

un ringraziamento speciale a Cooperativa Nuova Raibl Cave del Predil, Associazione ex-minatori Cave del Predil, Associazione 0432, Associazione Giorgio Ferigo, Teatro Club Udine, Associazione Amici del Teatro Artegna

 

“Ogni posto è una miniera. Basta lasciarsi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente dove si è: basta scavare.”

T. Terzani

MINIERE

Un rumore d’acqua che nasce dal buio portando con sè voci di uomini e donne che raccontano la loro storia. L’immagine di un volto in una vecchia foto proiettata in lontananza. Tre soglie di legno che diventano molti luoghi: tombe, case, nicchie, oppure porte da attraversare da un dentro a un fuori e che continuamente evocano situazioni temporali diverse tra presente e passato. Un giovane che suona una tromba e che agisce dentro quello spazio di ricordi che chiamiamo “miniera” e ne diventa l’anima, il suono, l’aria che passa da cunicolo a cunicolo. Una donna che di volta in volta ricostruisce la storia con parole, oggetti ed azioni vestendo i panni di persone differenti. E poi la fine. La chiusura di un posto che era tutto: era il lavoro, la vita sociale di una comunità, le relazioni, il benessere, il pane. Ora rimane soltanto una “casa vuota”…

Un percorso affettivo tra le parole, i volti, i suoni e i ricordi di un intero paese che ha fatto di tutto per non morire. Una storia di lotta, che alla fine non ha avuto eroi ma solo uomini e donne che hanno tentato un volo.

Raibl – Cave del Predil.

È la storia di una comunità di minatori in un piccolo paese sperduto tra le montagne, la cui vita dipende dall’esistenza di una grande cava di zinco e piombo. Nel 1991 la miniera viene chiusa come tanti altri giacimenti d’Italia. Chiudere la miniera significa far morire il paese, perdere un lavoro sicuro, la propria casa, tutto. Inizia così uno sciopero che coinvolge l’intera comunità: i minatori occupano la miniera per 17 giorni a 500 metri sotto terra in condizioni durissime, le donne li sostengono, manifestando in paese e dando vita a presìdi in cui preparano da mangiare, protestano, pregano, fanno riunioni, sempre in prima linea. Una storia di lotta dunque, che termina con una sconfitta. La miniera chiude. Dopo tanti anni, il paese si è svuotato, ma molti di loro ancora vivono lì, ancora orgogliosi di quel loro amato e odiato lavoro, che li lega profondamente a quella montagna, a quelle gallerie buie che hanno percorso per tutta una vita, e che ancora li fanno commuovere e vibrare.

 

SGUARDI CRITICI

È un viaggio per emozioni ed evocazioni all’interno di una storia di perdita e d’affermazione di sé(…) Aida ha scavato tra testimonianze e storie, ma non ne ha fatto uno spettacolo di narrazione, è andata oltre la forma del monologo, ha costruito un collage di evocazioni, di suggestioni, affidandosi a poche significative parole, a pensieri di rabbia e amore per un luogo, vissuto come “il più bel posto di riposo per il cuore”, come “vita, casa”. Solo con l’uso di tre soglie di legno, stipi di porta ma anche armatura nei cunicoli della montagna, quelle suggestioni ed evocazioni di fatti e sentimenti Talliente le precipita nel buio della scena a renderle il buio delle viscere della terra, “che uno non sa più se è dentro o se è fuori”, ma anche il buio di un futuro senza futuro. È bellissimo il tentativo di Aida, peraltro di straordinaria bravura nel concerto di voci che allestisce, di raccontare affidandosi ai moti del cuore che stanno dietro le parole: aiutata dalle note della tromba di Mirko Cisilino, molto di più un semplice accompagnamento musicale e dalle foto di Danilo De Marco. Un viaggio nell’interiorità.

Mario Brandolin

Spettacolo politico, di denuncia, davanti ad un’Italia che svende i propri tesori (economici e culturali) con leggerezza(…) Ma è anche uno spettacolo estremamente poetico, dove parola, movimenti scenici, immagini e musica (ottimo Mirko Cisilino alla tromba, in perfetta sintonia con l’interprete, così come prezioso il disegno luci) sublimano una realtà dolorosa. Talliente ci prende per mano e ci porta nell’oscurità della miniera, un buio illuminato da voci, suoni, immagini, sentimenti. Attraverso i cunicoli sotterranei, evocati da una scenografia di soglie che ridisegnano continuamente lo spazio e a volte sembrano quasi danzare, entriamo nel cuore di quegli uomini che ogni giorno sapevano di rischiare la vita e ogni giorno la mettevano nelle mani dell’altro, che amavano fortemente il loro lavoro e che entrando nelle viscere della terra l’hanno conosciuta profondamente. Aida Talliente dà loro voce con una tale intensità interiore che rende superfluo il recitare. Quelle parole, quelle anime, ce le ha dentro e ce le restituisce con purezza, si fa scrigno di una storia preziosa che assieme alla rabbia e allo sconforto ci trasmette una saggezza antica.

Clelia Delponte

 

 

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